Sono trascorsi 7 anni. Sembra ieri.
Dicono che il tempo aggiusti ogni cosa. Non è vero. Quando riemerge ,il male lo sappiamo è sempre attualissimo e vivo.
L’ incredulità non passa.
Il dolore e lo sgomento nemmeno. Avrei potuto fare qualcosa ?
Come ?
Eh… ma non te lo posso chiedere.
Scivolato in quello che chiamano abisso dell’anima. Luogo senza ritorno.
C’è stato un tempo in cui ridevamo. Insieme.
Viaggiavamo. Insieme.
In moto.
Davvero non c’era più nulla che contasse ? Che ne valesse la pena ?
Manchi. Il tuo sguardo a volte di sufficienza come se io non avessi capito ancora tante cose, così come un fratello maggiore a volte guarda quello minore.
Fa male e piango.
Nonostante una spalla distrutta, salgo e parto.
In moto. Con mia moglie che con me condivide lo stesso dolore.
Siamo in viaggio ma oggi , ancora siamo senza parole.
Non ce ne sono. Non ne abbiamo trovate nemmeno a distanza di tempo.
Spiegazioni ? Nessuna.
Penso alla tua Yamaha , sempre in ordine.
Perfetta. Come nuova.
A quella volta che mi chiedesti di tenere la catena sotto al mio bauletto.
Tu tutto perfetto.
Noi no. Mai.
La mia moto con i segni di un uso già pesante nonostante più fresca.
Rimergono nitide alcune immagine dei nostri viaggi in Umbria e delle vacanze in Sardegna.
In moto.
Penso a quella volta a porto Venere.
In moto. Leggeri nell’anima.
Davanti al tramonto meraviglioso di una domenica sera quando ci rendevamo conto che il lunedì sarebbe stata durissima.. ma il momento era da vivere.
Sono anni di domande senza risposte. Ipotesi. Un loop mentale. Un corto circuito.
Una volta imboccai il sottopasso chiuso e tu avevi le lacrime per le risate fragorose e riecheggia la tua voce.
Che non sentiamo più.
Noi continuammo a viaggiare.
In moto. Spiantati, ingenui e per certi versi inconscienti.
Tu realizzasti una “posizione”.
La moto non la usasti più.
Ci trovammo di colpo distanti. E non capimmo.
Stiamo male a pensare che non ci sei. Che hai voluto non esserci più.
E la spalla bloccata in questo viaggio non conta più nulla.
Non fa male quanto lo fa l’immagine del tuo viso che riappare nei ricordi sorridente e poi svanisce.
Forse noi quattro seduti nel prato ai piedi di girasoli con le moto a fianco, è stato davvero un attimo di pura felicità.
Mentre oggi ritorniamo verso casa scende una leggera e sottilissima pioggia.
Visiera aperta ed aghi sul viso.
La mano di mia moglie è sulla mia spalla destra mentre la mia di mano non riesce a tenere bene il manubrio.
Cerca di alleviare il male. Ma …quale veramente e come quando non si può ?
Il vero dolore. Il tuo era uno di quelli dal quale sembra non se ne esca.
Non era così che doveva finire. E ogni anno caro amico in questi giorni è dura.
Tra tristezza e rabbia.
Con la moto e in moto per ricordare i nostri momenti migliori.
Sempre alla ricerca di un prato con i fiori.
